L'attenzione al respiro
- samuele rosso
- 7 nov 2021
- Tempo di lettura: 4 min
Una pratica semplice di osservazione del respiro
Perché nello yoga si parla così tanto di attenzione al respiro?
Innanzitutto occorre sottolineare come nelle pratiche meditative, anche provenienti da culture diverse, si utilizzi la respirazione come mezzo per calmare i pensieri e stimolare la concentrazione.
Infatti lo yoga è una pratica meditativa a tutti gli effetti: indipendentemente dal tipo di pratica eseguita, più o meno dinamica, si può comunque parlare di una forma di meditazione in movimento.
La parola meditare deriva da una radice che ha il doppio significato di misurare e di pensare: si parla pertanto di meditare come di misurare con il pensiero ma io aggiungerei misurare con il respiro.
Lo yoga è una pratica psicofisica volta a promuovere uno stato di generale benessere e questo stato non può prescindere da una corretta respirazione. Per corretta qui si intende una respirazione calma, profonda e diffusa.
Questo è uno dei vari motivi per cui nello yoga si insiste sull'attenzione al respiro.
Si ritiene che ad ogni stato d'animo corrisponda un modo preciso di respirare. Osservando come una persona stia respirando, si potrebbero ottenere molte informazioni sul suo stato emotivo.
Pensiamo a quando siamo particolarmente agitati: se osservassimo il nostro respiro potremmo vedere come sia breve, veloce, superficiale e concentrato soprattutto nella parte alta dei polmoni.
Uno stato d'animo "agitato" influenza il sistema nervoso simpatico e produce una respirazione idonea ad una risposta del corpo risultante in una azione di fuga o di difesa. Il nostro istinto ancestrale prende il sopravvento, la memoria biologica della necessità di reagire ad una situazione pericolosa si attiva. Una funzione sicuramente utile per la sopravvivenza della specie. Ma questo stato di iper-attivazione diventa deleterio quando prolungato, attivato troppo di frequente e causato da pericoli "immaginari", per esempio quando dovuto allo stress lavorativo.
Così come lo stato d'animo può influenzare il respiro, è vero anche il contrario.
Il respiro è l'unica attività involontaria dell'organismo che può anche essere influenzata dal nostro intervento.
Quando siamo in una condizione di calma, di rilassamento, potremmo notare come la respirazione sia lenta, prolungata, percepibile sia nell'addome che nel petto, magari anche nella schiena.
Andando a ricercare volontariamente una respirazione di questo tipo, possiamo stimolare uno stato d'animo corrispondente, quindi una condizione di calma, di tranquillità.
In tale condizione il nostro organismo può sfruttare i suoi processi e le sue risorse al meglio, senza dover destinare energie ad una azione di fuga o di difesa scatenata appunto da situazioni non realmente pericolose ma comunque nocive.
Perciò possiamo cominciare una pratica yoghica con il semplice gesto di sederci comodamente, con la schiena diritta ma senza tensioni, e portare l'attenzione al respiro. Chiudiamo gli occhi, respiriamo attraverso il naso e ci concentriamo sul flusso dell'aria che entra ed esce, osserviamo il punto di contatto tra l'aria e la pelle nelle narici.
Certamente i pensieri verranno a distrarci: il pensiero di quello che dovremmo fare dopo, gli impegni di domani, fantasie e considerazioni varie. È normale che sia così.
Senza frustrazioni, ogni volta che il pensiero viene a distrarci, semplicemente torniamo a concentrarci sul respiro. L'osservazione del respiro è la nostra àncora al momento presente, àncorandoci al respiro rimaniamo concentrati.
Ho scritto senza frustrazioni, sì, perché può essere sorprendente e fastidioso vedere quanto poco si riesce a mantenere la mente focalizzata sul respiro prima di pensare ad altro. È normale.
Ma si può considerare questo processo di andare e venire, di sfuggire con il pensiero e di tornare al respiro, come l'essenza stessa della pratica, come l'allenamento del muscolo della concentrazione. Soggetto a molteplici fattori, mai ogni giorno uguale.
D'altronde, il distacco dal risultato della pratica è uno dei fondamenti dello yoga: praticare con impegno ma senza attaccamento ai risultati. E magari nel momento in cui lasciamo andare il desiderio di voler raggiungere necessariamente un determinato risultato, la pratica paradossalmente diventa più facile.
Al contrario, più forziamo e meno ci avviciniamo all'ideale immaginato.
Dopo qualche minuto si potrebbe notare come il semplice gesto di portare l'attenzione al respiro fa sì che la respirazione diventi naturalmente più calma, lenta, profonda: sfrutta una superficie maggiore dei polmoni ed induce una relativa tranquillità. Ecco, in questo contesto non ha importanza quante volte ci siamo distratti e siamo dovuti tornare a stimolare la concentrazione: il semplice gioco di osservare il respiro ha comunque prodotto i suoi effetti.
È una pratica che non ha bisogno di accessori o ambientazioni particolari: possiamo provare in qualsiasi momento della giornata (anche in una pausa di pochissimi minuti) a fermarci ed osservare come stiamo respirando. In quanti momenti della giornata siamo consapevoli del nostro respiro? A volte in nessun momento.
Idealmente non c'è bisogno di sedersi in pose meditative per farlo: si può praticare in qualsiasi āsana, in qualsiasi posizione dello yoga, così come durante qualunque tempo libero dalle attività quotidiane: mi fermo, magari chiudo gli occhi, ed osservo il flusso del respiro che entra ed esce. Cerco di osservare dove sento maggiormente il movimento del respiro nel corpo: nell'addome, nel petto, nella schiena, nelle ascelle. Osservo tutto quello che si muove minimamente al ritmo di inspirazione ed espirazione.
Dopo poco potrei scoprire che il respiro è diventato un po' più profondo, il battito ha rallentato ed i pensieri si sono acquietati. Anche solo un poco.
Magari invece no, non sempre funziona, l'organismo è una "macchina" complessa e a volte ci vuole una pratica più lunga per sovrastare i pensieri, l'agitazione, le preoccupazioni.
Vale però certamente la pena provarci, qualche beneficio lo riceveremo comunque.
Il respiro è sempre lì, a nostra disposizione. Basta osservarlo.
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