La posizione del muso di vacca
- samuele rosso
- 14 nov 2021
- Tempo di lettura: 4 min
Gomukha-âsana è la ”posizione del muso di vacca”, dal sanscrito go=vacca e mukh=muso.
La vacca è un animale sacro in India e comune è l'immagine, forse un po' stereotipata, della vacca placidamente coricata in mezzo ad una strada trafficata e polverosa, in una qualche città indiana, noncurante del traffico che la circonda.

In origine probabilmente la vacca, come altri animali, veniva sacrificata durante le cerimonie religiose. Nei secoli vi è stata poi una evoluzione che ha portato a considerarla sacra ed intoccabile.
La vacca viene associata a virtù positive per il suo carattere mansueto e per il suo ruolo nella società agricola. Dalla vacca derivano latte, burro, ghee, formaggio. Lo sterco viene usato come isolante e come combustibile.
Per questo viene considerata come una "madre divina" che provvede nutrimento e sostegno per tutti. Il suo utilizzo nel lavoro dei campi è tutt'oggi rilevante.
Non a caso, uno dei significati attribuiti alla parola yoga deriva dalla radice juj-, in sanscrito "aggiogare, controllare": lo yoga viene inteso come la pratica di aggiogare le tendenze della mente, così come si aggiogano i buoi per arare.
Nella mitologia la vacca ed il bue sono spesso cavalcature prescelte da varie divinità.
La popolazione indiana segue prevalentemente un' alimentazione vegetariana e nell'articolo 48 della Costituzione è scritto: "Lo Stato si impegna ad organizzare l'agricoltura e l'allevamento secondo criteri scientifici e moderni e si impegna, in particolare, a preservare e migliorare la qualità delle razze, ed a proibire la macellazione di vacche, vitelli ed altri bovini da latte e da tiro".
In realtà la legislazione è soggetto dei governi locali ed in alcuni dei 36 stati che costituiscono la federazione indiana, la macellazione ed il consumo di carne bovina sono concessi. La questione ha dato più volte origine a conflitti e scontri interreligiosi.
Inoltre, sono numerosi i bovini che al termine della loro vita produttiva vengono liberati pur di non essere uccisi o costituire un peso per l'economia familiare. Facilmente si possono vedere per le strade vacche nutrirsi della spazzatura abbandonata, ingerendo sacchetti di plastica ed altre sostanze tossiche, spesso fino a riempirsi lo stomaco di rifiuti che non permettono più la digestione e l'assorbimento di alimenti, conducendo alla morte.
D'altro canto, dalla fine dell'ottocento esistono nel paese dei ricoveri per i bovini malati, abbandonati e non più produttivi, denominati goshala da go= mucca e shala= casa, dimora, rifugio. Anche la parola shala viene comunemente usata nel gergo dello yoga, per indicare il luogo, la sala, in cui si pratica, inteso come luogo di comunione con gli altri praticanti e come spazio dove ci si immerge nello yoga e l'attenzione si rivolge verso l'interno piuttosto che verso il mondo esterno.
Seduti con le gambe distese, si piega la gamba destra portando il tallone a contatto con l’esterno del gluteo sinistro, con la pianta del piede rivolta alle nostre spalle. Quindi si piega la gamba sinistra sovrapponendola alla destra e portando il tallone sinistro a contatto con il gluteo opposto.
Idealmente il ginocchio sinistro dovrebbe trovarsi al di sopra di quello destro: l’ importante è non forzare; concentrarsi piuttosto sul rilassamento e lasciare che la pratica evolva nel tempo.
La posizione delle gambe crea un profilo simile a due triangoli sovrapposti, con le basi a contatto, nella tradizione associato alla fisionomia del muso di una vacca.
I due piedi disposti lateralmente rappresentano le orecchie e le due ginocchia sovrapposte le labbra dell'animale.
Una volta sistemata la parte inferiore del corpo,si piega il braccio sinistro portando il gomito verso l’alto, sulla verticale della spalla, e la mano dietro il capo, con il palmo sinistro che raggiunge la zona tra le scapole. Il braccio non deve ostacolare la posizione del collo, che rimane allineato alla schiena e rilassato.
Quindi si piega il braccio destro portando il gomito verso il basso e l’avambraccio dietro la schiena, con la mano destra che raggiunge la zona tra le scapole e va a cercare la sinistra.
Le dita delle mani vanno a toccarsi. Se non si riesce ad afferrare una mano con l’altra, si può utilizzare un fazzoletto o un pezzo di corda da interporre.
L'importante è mantenere il collo diritto e non inclinarlo in avanti per cercare di far avvicinare le mani.
Si ripete sull'altro lato, invertendo la posizione delle gambe e delle braccia.
Fermi nella posizione per qualche minuto, respirando attraverso il naso, si ascolta il respiro soprattutto nel lato "aperto" del tronco, quello in allungamento. Si porta l’attenzione alle sensazioni corporee, agli effetti della pratica ed ai valori simbolici della posizione: la vacca come animale mansueto, placido, produce latte e quindi nutrimento, sostegno. Rappresenta bene le virtù della calma e dell’ altruismo.
Questo āsana lavora sulla mobilità delle anche e delle ginocchia; favorisce l’allungamento di tutta la schiena e tonifica i fianchi del busto, favorendo una respirazione che coinvolge i muscoli intercostali laterali.

La regola generale è di disporre le gambe in maniera opposta rispetto alle braccia, avendo per esempio la gamba sinistra sotto la destra, e quindi il braccio sinistro in alto , il braccio destro in basso: in questo modo si effettua un bell’allungamento di tutto il fianco, a partire dalla gamba sottostante fino al gomito del braccio rivolto in su.
Questa posizione può comunque essere interpretata in due modi.
Si può ritenere lo stiramento laterale del tronco come il fulcro della pratica.
In tal caso, se l'incrocio delle gambe risulta scomodo o di difficile esecuzione, ci si può sedere a gambe incrociate od in ginocchio, con l'accortezza di mantenere comunque la schiena diritta ma senza tensioni. Ci si concentrerà quindi sulle braccia.
L'allungamento del fianco sarà minore ma comunque garantito dalla posizione del braccio con il gomito rivolto in alto.

Secondo un’ altra interpretazione si potrebbe ritenere che Gomukha āsana lavori soprattutto sulla mobilitazione delle anche e delle ginocchia, facendo quindi dell' incrocio delle gambe il fulcro della posizione. A volte, concentrandosi troppo sulle braccia e sul contatto tra le mani, si finisce per compromettere il corretto allineamento della schiena e sbilanciare tutta la pratica. Sarebbe meglio, per tanto, lasciare braccia e mani libere, magari congiunto i palmi davanti al petto nel gesto della preghiera.
댓글