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Kapota-âsana, la posizione del piccione

Generalmente conosciuta come “La posizione del piccione”, Kapotasana è una pratica di inarcamento (flessione indietro) della colonna che lavora in particolare sulla mobilità del bacino e sull’allungamento del quadricipite femorale.

Il nome ha origine sia da elementi della mitologia induista che dai benefici derivanti dalla pratica: Kapotasana aiuta a sbloccare e rilassare il bacino,favorendo simbolicamente (ma non solo) un’andatura leggera come quella di un volatile.


La parola Kapota può essere tradotta dal sanscrito sia come piccione che come colomba ma viene usata anche per indicare una manifestazione di Shiva parimenti conosciuta come Kapoteswara.

Il mito, presente nello Skanda Purâna, racconta la trasformazione della divinità in uccello in seguito a severe pratiche ascetiche: superata l’influenza delle coppie di opposti e dimorando al di là del dualismo dell’esistenza, Shiva vive al di sopra della natura degli esseri umani e pertanto cammina così leggero che pare stia volando.

Trasformatosi in un piccione, Shiva assume il nome di Kapoteswara, contrazione di Kapota Ishwara, il Signore dei piccioni.

In India, i numerosi volatili che vivono e volteggiano intorno ai templi, vengono considerati segno della manifestazione di Kapoteswara.

Lo Skanda Purâna è un testo della tradizione vedica risalente ai primi secoli dopo Cristo, benché i contenuti derivino probabilmente da composizioni ben antecedenti.

Skanda è uno dei figli di Shiva e Parvati e l'opera è incentrata sulle sue gesta e su dialoghi tra la coppia divina, nati con lo scopo di tramandare gli insegnamenti etici e religiosi anche a chi considerato di casta troppo inferiore per poterli ricevere.


Kapota è anche un nome proprio che compare in molteplici vesti nella cultura indiana: Kapota è per esempio un personaggio del Kalika Purâna, altro testo della medesima tradizione dello Skanda Purâna.

Kapota era un grande saggio, noto per la sua forza e vitalità, caduto in errore nonostante il suo ascetismo: si narra infatti che si innamorò perdutamente di una incarnazione della Dea Parvati, arrivando a sfidare l’ira del consorte Chandrashekara (altro nome di Shiva) pur di conquistarla.

Ritornato però alle sue pratiche meditative, si accorse dell' errore compiuto e divenne fervente devoto della coppia divina.


Nel Mahabharata, Kapota è un grande yogin considerato figlio di Garuda, re delle aquile, e noto per la sua grazia ed agilità, tanto che così viene descritto: “ pareva muoversi senza toccare terra, come se camminando la sua anima precedesse di parecchi passi il corpo".


La posizione yoga di Kapotasana rimanda a tutte queste figure ed alla loro statura morale. Ugualmente, la simbologia del volatile si manifesta nella pratica con l’apertura del petto, con la leggerezza e l’equilibrio nel controllo del bacino, necessari per mantenere la posizione senza sovraccaricare le articolazioni inferiori.


Kapotasana può essere praticata con il supporto di cuscini e blocchetti, in modo da ridurre la compressione articolare di anche, ginocchia e caviglie.

La posizione della gamba anteriore richiede cautela.

Seduti sui talloni, ci si solleva sulle ginocchia e, facendo un passo avanti, si porta una gamba in affondo con la pianta del piede a terra.

Questo passaggio può costituire una posizione intermedia prima di assumere Kapotasana oppure può essere praticato come variante semplificata.

Variante di Kapotasana con gamba anteriore in affondo


Di qui, si estende indietro il più possibile la gamba posteriore, in modo da avvicinare il bacino a terra e da appoggiare le mani sul tappetino: si usano quindi le braccia come sostegno per liberare la gamba anteriore e sistemarla con la parte compresa tra ginocchio e caviglia a terra, come in foto, tramite una leggera rotazione.

Si può usare un supporto sotto il ginocchio per ridurne la rotazione, proteggere l'articolazione e trovare maggiore comodità nella posizione.

Un paio di cuscini (oppure un bolster) posizionati sotto il gluteo della gamba piegata, permettono di limitare l'allungamento nella coscia posteriore e di ridurre il carico sul ginocchio anteriore.

Importante è mantenere il bacino allineato ed orientato frontalmente.

Con due blocchetti sotto le mani si riesce a mantenere la colonna in allungamento ed il petto aperto.


Mantenere Kapotasana per qualche respiro, cercando di rilassare e di ammorbidire le spalle.

Eseguire i passaggi con cautela in ordine inverso per uscire dalla posizione, quindi distendere le gambe e sciogliere bene.

Ripetere invertendo la posizione degli arti inferiori.


Gradualmente, con il tempo e la pratica, in assenza di fastidi, si può incrementare l'esecuzione senza utilizzare appoggi e lavorando maggiormente sull'apertura delle anche.


La pratica di Kapotasana migliora la mobilità del bacino e rafforza la muscolatura della schiena; nella posizione i quadricipiti ed i flessori dell'anca vengono allungati mentre la gabbia toracica gode di apertura, contribuendo a rendere la respirazione più profonda.

In caso di problemi alle ginocchia o alle anche, limitarsi alla variante con la gamba anteriore in affondo, utilizzando un cuscino sotto il ginocchio in appoggio a terra.

Un'ulteriore variante comporta la flessione in avanti del busto, aumentando il carico sul ginocchio e l'apertura delle anche ma permettendo di trovare magari maggiore rilassamento nella posizione.


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