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Ushtra-âsana, la posizione del cammello

Gli antichi rishi, i grandi saggi del subcontinente indiano che nel corso di secoli codificarono le pratiche di hatha-yoga, trassero profonda ispirazione dalla natura che li circondava.

Osservando le movenze e le posture degli animali, riconobbero in essi un'istintiva saggezza da cui trarre insegnamento.

L’archetipo incarnato nell’animale che attraverso pratiche corporee si cerca di rappresentare, agisce nel subconscio creando stimolazioni ad ogni livello: mentale, emotivo e fisico.

Come fanno i bambini quando giocano ad imitare gli animali, nella pratica degli âsana il praticante si cala pienamente nella parte, fino a credere “di essere” l’animale.

Così facendo ci sentiamo davvero dei leoni quando, per esempio, eseguiamo Simha-âsana e pertanto spalanchiamo il petto, buttando fuori con forza l’aria dai polmoni come a ruggire: la posizione incarna la forza ed il coraggio del leone e passando attraverso la postura del corpo si coltivano tali attitudini nell’inconscio.

Questo vale per tutti gli âsana ed i simboli che rappresentano.

Come leggere attraverso queste lenti una pratica come Ushtra-âsana, la posizione del cammello?

In sanscrito la parola Ushtra indica il cammello e di derivazione dalle caratteristiche dell’animale significa anche “carro, vagone”.

La pratica costituisce un inarcamento, un piegamento indietro della colonna che può essere più o meno accentuato, a seconda del livello di flessibilità del praticante e quindi della variante adottata.


Si parte da seduti sui talloni per sollevarsi sulle ginocchia, allineando cosce, bacino e busto. Il controllo del petto e della zona pelvica costituiscono i perni della posizione, permettendo l’inarcamento senza gravare sulla zona lombare. Riferendosi ai significati della parola ushtra, intesa come carro o vagone, i perni sopra indicati sono le chiavi che permettono di sup-portare (e quindi di sop-portare !) un piegamento indietro senza che la pratica diventi troppo pesante. Infatti, il peso rimane prevalentemente sulle ginocchia, invece di scaricarsi attraverso le mani sui piedi. La leggerezza nel busto si mantiene con la spinta dello sterno verso l'alto, per cui la posizione costituisce un'apertura del petto piuttosto che un piegamento (e quindi una chiusura) indietro,

Le ginocchia ed i piedi possono rimanere leggermente separati. Si può arrotolare il tappetino sotto le ginocchia per trovare maggiore comodità e ridurre il carico sull’articolazione.

Il collo dei piedi può rimanere disteso, altrimenti puntare le dita verso il tappetino per sollevare i talloni.

Una prima variante prevede di allungare la colonna inspirando e quindi di inarcare indietro la schiena espirando, mentre si portano le mani in appoggio sulla zona dei reni, per aprire bene il petto. Lo sguardo è leggermente rivolto verso l’alto.

In questo modo si limita il lavoro a carico della schiena e delle cervicali.

Mantenere la posizione per qualche respiro. Inspirando si ritorna con il busto sulla verticale, espirando le natiche si appoggiano sui talloni.

Sedersi quindi a terra per distendere e massaggiare le gambe.

Ad un livello successivo le mani arrivano a toccare i talloni, ruotando indietro le spalle per estendere le braccia fino ad appoggiare le dita o i palmi sui piedi. Così facendo aumenta l’inarcamento e l’apertura del petto.

Molto importante è il controllo della zona pelvica, mantenuta sulla verticale delle ginocchia e la spinta in fuori e verso l’alto dello sterno, che permette di alleggerire il carico sul rachide. Così si riduce il rischio di compressione dei dischi intervertebrali.

Stessa attenzione va riservata al collo, evitando di schiacciare indietro le cervicali. Concentrarsi piuttosto per spingere in fuori ed in alto con il mento.

Anche in questa variante si possono puntare le dita dei piedi oppure usare un supporto (come un cuscino) sopra i talloni per raggiungere più agevolmente l’appoggio con le mani.

Maggiori sono la capacità di controllo muscolare e la flessibilità della colonna, maggiore è la possibilità di scendere verso i piedi. La posizione del bacino dovrebbe rimanere però invariata, senza inclinarsi indietro.

Praticare per pochi minuti senza mai raggiungere affaticamento o dolore.

Il ritorno si effettua sempre inspirando, con un movimento che parte dal basso e termina riportando la testa in linea con il busto.


In un'altra variante si può combinare il movimento di flessione indietro con una leggera rotazione della colonna. Si raccomanda di mantenere l'assetto di allungamento del rachide per ridurre al minimo i rischi di compressione dei dischi.

Dalla posizione di partenza, inspirando eseguire l'inarcamento e portare la sola mano destra indietro, espirando ruotare la parte alta del busto e la testa verso destra per portare lo sguardo verso il piede.

Inspirando ritornare sulla verticale e sedersi a riposare prima di ripetere sul lato opposto.

Il braccio "a riposo" può essere esteso verso l'alto, per incrementare l'allungamento laterale del torso, oppure rimanere piegato dietro la schiena, per favorire l'apertura della spalla.


A tutti i livelli si raccomanda di compensare con una chiusura in avanti della colonna, per esempio portandosi nella posizione della foglia prima di distendere le gambe oppure eseguendo un piegamento come Pascimottana-âsana.

La posizione del cammello produce uno stiramento della parte anteriore, allungando il retto del femore, l'ileo-psoas ed il retto dell'addome. Nel mantenimento si rafforzano i muscoli che stabilizzano il bacino, mentre la pressione esercitata sull'addome produce un massaggio ai visceri. Ushtrasana migliora la postura andando a favorire l'apertura del petto e delle spalle, mobilitando le scapole e migliorando la flessibilità della colonna.


È bene sottolineare come una pratica più "avanzata" non corrisponda necessariamente ad un livello esperienziale o di consapevolezza maggiore: significa semplicemente un coinvolgimento diverso del corpo, adattato alle specifiche flessibilità e forza muscolare.

Un indicatore di una buona pratica a volte è proprio la capacità di riconoscere e rispettare i limiti del proprio corpo nel momento presente.

L'esperto nello yoga è colui che "sente molto", non chi "fa molto".

Ogni volta che penso a questa frase, ringrazio l'insegnante che me l'ha donata.


Il cammello è un animale noto per la sua resistenza e per l'abilità di sapersi auto-regolare, usando sapientemente l'acqua ed i nutrienti che immagazzina e che gli permettono di rimanere senza liquidi e cibo anche per lunghi periodi. Percorre lunghe distanze in ambienti estremi, portando pesanti carichi.

Queste caratteristiche ne fanno il simbolo delle capacità di ascoltarsi, di gestire le proprie risorse e di coltivare la pazienza. Tutte qualità indispensabili per praticare hatha-yoga in maniera sicura ma anche piacevole: l'ascolto del corpo, l'osservazione dei benefici e dei piccoli ma graduali miglioramenti stimolano una pratica fatta di curiosità e capacità di rinnovarsi.



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