top of page
Search

La posizione del saggio Matsyendra

La rotazione che allarga la prospettiva.


Svariate posizioni dello hatha-yoga vengono indicate con i nomi di saggi famosi che le hanno ideate o di praticanti che hanno segnato il cammino dello yoga.

Le più famose sono Matsyendra-âsana, Marichi-âsana e Bharadvaja-âsana, tre âsana in cui da seduti si esegue una rotazione della colonna vertebrale sul proprio asse.

"Saggi" vengono comunemente considerati coloro che sono riusciti ad allargare le proprie conoscenze e vedute, arrivando ad una comprensione delle cose che sfugge alla maggior parte delle persone.

Questo è quello che simbolicamente succede con la rotazione della colonna, andando a portare lo sguardo dove solitamente non arriva.

Con la pratica e nel rispetto dei limiti individuali, si raggiunge una flessibilità che permette di ruotare il busto e la testa in modo da allargare il proprio campo visivo.

Inoltre, dal punto di vista energetico, alle posizioni di rotazione viene attribuita la capacità di stimolare i processi di purificazione nel corpo.

"Saggio" è infatti chi ha raggiunto un equilibrio saldo, liberandosi da eccessi e superfluità, quindi purificandosi da tutto ciò che non è necessario ma anzi di ostacolo al cammino esperienziale.

Essendo la colonna vertebrale l'asse portante ed il principale canale attraverso il quale si snodano le energie vitali, grande importanza viene rivolta all'atto di ruotare le vertebre sul proprio asse facendo assumere alla spina dorsale una forma approssimativamente elicoidale. Come quando si torce un asciugamano bagnato, arrotolandolo su se stesso, in modo da espellere l'acqua in eccesso che altrimenti sarebbe impossibile eliminare, parimenti avviene nella dimensione energetica: la rotazione della colonna stimola l'espulsione e quindi la purificazione dell'organismo.

Non si può infine tralasciare lo stato interno che posizioni come Matsyendra-âsana inducono nel praticante. Quando lo âsana viene eseguito correttamente, al movimento di rotazione si accompagna la spinta verso l'alto (come a voler portare la sommità del capo verso il soffitto) e l'apertura del petto: la persona assume così una postura dignitosa ma rilassata, ancora simbolicamente associabile alla figura di un saggio, fiera ma senza alcun bisogno di ostentazione e quindi abbandonata alla naturalezza del gesto.

L'apertura del petto è un atteggiamento posturale che induce sicurezza, una sicurezza che non cede all'Ego, conscia dei propri pregi e limiti e pertanto caratterizzata da un allargamento fisico e simbolico della zona del cuore.

Spesso ci vuole sicurezza, se non coraggio, per ruotare e guardarsi indietro, rivolti simbolicamente verso il passato, senza cedere al desiderio irrealizzabile di voler cambiare qualcosa: una pratica che stimola quindi anche l'accettazione.


Seduti con le gambe distese, i piedi separati ad una distanza pari alla larghezza del bacino, si appoggiano le mani a terra per raddrizzare la schiena e sistemare gli ischi. Inspirando, si piega leggermente il ginocchio destro, facendo scivolare il tallone indietro fino ad appoggiare la pianta del piede a terra.

Con una rotazione esterna dell'altra gamba, si rivolgono ginocchio e piede verso sinistra.

Si piega quindi la gamba sinistra fino a far scivolare il piede sotto la coscia destra e portare il tallone a contatto con la parte esterna della natica destra.

Il ginocchio sinistro è ora rivolto in avanti. Portando entrambe le mani sullo stinco destro si aiuta il piede a scavalcare la gamba opposta ed a portarsi all'esterno del ginocchio sinistro.

Inspirando si allunga la colonna verso l'alto, espirando si ruotano petto, spalle e capo verso destra, senza forzare. Il braccio destro ruota indietro e la mano va ad appoggiarsi a terra, palmo sul tappetino, dita nella direzione opposta al corpo, polso vicino alla zona lombare: così facendo, il braccio distendendosi permette a tutta la schiena di rimanere ben diritta.

Con l'incavo del gomito sinistro si può abbracciare il ginocchio destro.

Con la mano sinistra si può assumere una mudrâ, un gesto che abbellisce e armonizza la figura.

La posizione così eseguita viene indicata con il nome di Ardha-Matsyendra-âsana, la "posizione di Matsyendra semplificata o parziale (ardha)".

Dopo qualche minuto, inspirando si ruota lentamente verso il centro e con movimenti dolci si sciolgono le gambe, che ritornano distese.

Ripetere sul lato opposto, invertendo quindi la posizione delle gambe e la direzione di rotazione.


Non è consigliabile cercare immediatamente tutta la rotazione disponibile: si può progredire dolcemente, eventualmente incrementare in modo graduale, senza forzare, accompagnando il movimento alla fase di espirazione.

L'attenzione al respiro nella parte destra del petto, quella in allungamento, soprattutto inspirando, e nella parte sinistra dell'addome quando si espira, può aiutare ad affinare la capacità di ascolto delle sensazioni, percependo il respiro come se si muovesse in diagonale nel corpo. Quando si ruota verso sinistra, si osserverà la respirazione a sinistra nel petto ed a destra nell'addome.

Il mantenimento della posizione abbinato alla respirazione profonda produce un leggero massaggio agli organi addominali ed alla zona lombare.


La pratica di Ardha-Matsyendra-âsana aiuta a mantenere la colonna elastica e flessibile, allunga i muscoli della schiena e del torso e stimola la capacità polmonare.

Le posizioni di rotazione della colonna, se eseguite mantenendo il corretto allungamento del rachide, possono essere praticate anche in presenza di ernie discali: le vertebre ruotano infatti sul proprio asse senza andare a comprimere ulteriormente i dischi intervertebrali.

Eseguendo la rotazione prima verso destra e poi verso sinistra, si segue il movimento naturale dell'intestino e si può stimolare così il processo di digestione ed evacuazione.


La figura del saggio Matsyendra si perde negli albori dello yoga e sconfina nella mitologia.

Personaggio presumibilmente vissuto intorno al X secolo, pare sia stato tra i riformatori delle pratiche dello hatha-yoga nello stato del Bengala e capostipite di una lunga tradizione.

La sua persona viene associata alla figura mitica del pesce Matsyendra, il quale nuotando vicino alla riva avrebbe ascoltato furtivamente gli insegnamenti impartiti dal dio Shiva alla moglie Pârvatî, in un tempo in cui lo Yoga era ancora una disciplina magica e segreta, divenendo a sua volta un grande yogin.

Accortosi dell'inganno, Shiva lo inseguì accecato dalla rabbia, salvo poi risparmiarne la vita in cambio della trasformazione di Matsyendra in un uomo da inviare sulla terra per diffondere l'arte dello Yoga.

Mastyendra avrebbe iniziato così una tradizione millenaria mirata al benessere degli uomini ed all'equilibrio del Cosmo.

Grande statua dedicata a Shiva, il Signore degli Yogin, inventore della scienza dello Yoga, nel sud dell'India.


0 views0 comments

Recent Posts

See All
bottom of page