Yoga con i supporti
- samuele rosso
- May 8, 2022
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L'utilizzo dei supporti nello Yoga è una tecnica che permette di trovare maggiore beneficio e rilassamento nella pratica. Con l'ausilio di cuscini, blocchi o cinghie, si riesce a sistemare il corpo in modo che sia comodo e stabile dove altrimenti, senza gli attrezzi, non sarebbe possibile.
L'intento non è però quello di portare il corpo oltre i suoi limiti meccanici e strutturali ma piuttosto quello di adattare la posizione alle particolarità del praticante.
Ogni corpo ha infatti le sue caratteristiche specifiche che sono il risultato di genetica, stile di vita, attività ed allenamento. Lo Yoga, per essere fedele ai suoi principi ed alle sue origini, deve essere accessibile a tutti. Questo significa essere disposti a trovare degli accorgimenti per rendere le pratiche fruibili a chiunque.

La diffusione globale e la commercializzazione hanno creato una visione distorta dello Yoga, piegata ai criteri del mercato. Sovente viene pertanto associato a pratiche che richiedono un grado di flessibilità ed una capacità muscolare disponibile a ben pochi.
Si confonde quello che si riesce ad eseguire con gli obiettivi che si perseguono: nello Yoga non importa tanto cosa si fa ma piuttosto come si fa.
Il praticante esperto non è colui che riesce a fare tanto ma piuttosto chi riesce a "sentire" tanto.
L'attitudine e la presenza mentale che si mettono nella pratica conta molto più di quanto si riesce a flettere od a ruotare il corpo. Teoricamente, si potrebbe eseguire la stessa pratica ogni giorno ma riuscire ad affinare la concentrazione e la percezione a livelli sempre nuovi e diversi.
L'utilizzo dei supporti è utile perché permette di trovare comodità e rilassamento dove altrimenti ci sarebbe tensione.
Quando il corpo è comodo e rilassato, c'è spazio per tutti i benefici della pratica.
Quando i muscoli sono rilassati, le fibre muscolari possono allungarsi.
Quando la posizione è comoda, il praticante può focalizzarsi sulle sensazioni corporee, sul respiro e sugli aspetti simbolici.
Se invece è presente uno stato di rigidità e di sforzo per riuscire a mantenere l'equilibrio o per portare il corpo oltre i suoi limiti, ci sarà ben poca predisposizione ad osservare le sensazioni sottili ed a rallentare i pensieri.
Sembra un paradosso ma in un caso simile il corpo distrae dalla pratica che parte proprio dal corpo ma che prosegue per andare oltre gli aspetti più fisici, più grossolani, verso quelli più sottili.
Il bello dello Yoga è che si può fare ovunque, non c'è bisogno di ambienti e di attrezzature particolari. A volte però torna utile munirsi di un blocchetto o di una cinghia per cambiare percezioni e prospettiva.
In tempi recenti è stato soprattutto il grande yogin indiano B.K.S. Iyengar a diffondere l'utilizzo dei supporti, in quel periodo del secolo scorso in cui varie scuole e maestri hanno dato nuovo slancio e popolarità allo Yoga.
L'utilizzo degli attrezzi per rendere le posizioni più fruibili è però antico, probabilmente ha seguito di pari passo l'evoluzione delle diverse tradizioni fisiche e meditative.

Se ci pensiamo, già solo il cuscino su cui ci si siede per meditare è a tutti gli effetti un supporto che permette di accomodare il corpo e di potersi dedicare alla concentrazione senza venire costantemente distratti dalla schiena o dalle gambe indolenzite.
Con un cuscino come supporto, le anche sono posizionate più in alto rispetto alle ginocchia e diventa più facile tenere la schiena diritta senza sforzo.

Più antica ancora è forse la tecnica di usare una cinghia intorno alle ginocchia per rimanere fermi e confortevoli in meditazione, come testimonia questa statua nel complesso di Hampi, sud dell'India, realizzata probabilmente intorno al 1500 d.c.

D'altronde, proprio uno dei testi classici per eccellenza, gli Yogasütra di Patanjali, indica stabilità e comodità come i principi fondamentali di qualsiasi pratica yoghica:
Sthira-sukham āsanam, “la posizione deve essere ferma e stabile".
L'assenza di sforzo è fondamentale. Se c'è sforzo, non c'è yoga.
In molte posizioni c'è tonicità, c'è lavoro muscolare, anche intenso, questo è sicuro, ma non c'è sforzo.
La parola âsana, "posizione" nello Yoga, è traducibile d'altronde anche semplicemente come"seduta": a gambe incrociate in meditazione si sta a tutti gli effetti in un âsana.
Questo ci rammenta come quello che conta è come si sta dentro, nella mente, nel respiro, e non quanto si riesca a portare la fronte verso il ginocchio o la gamba distesa in alto.
L'utilizzo dei supporti aiuta inoltre a prevenire infortuni o sovraccarichi, fornendo un appoggio anche quando non sarebbe altrimenti raggiungibile e ridefinendo così i limiti entro cui muoversi, senza rischiare di oltrepassarli e di farsi male.
Lo Yoga non è per definizione un' attività competitiva ma nella pratica dell'hatha-yoga succede di essere attratti (e quindi distratti) da quello che gli altri riescono a fare e noi magari no: l'Ego può spingere a forzare per raggiungere qualcosa che, in quel momento, non è accessibile al nostro corpo.
Il supporto aiuta anche in tal senso, cioè a trattenere l'ego ed a trovare appagamento nella pratica.
Invece di dis-tratti (letteralmente "portati via": l'attenzione è altrove) si sarà concentrati ed immersi nel momento presente.

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