Âsana: la pratica di assumere una posizione
- samuele rosso
- Oct 3, 2021
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Updated: Oct 3, 2021
Âsana, le posizioni dello Yoga.
La parola āsana può essere tradotta dal sanscrito come "seduta", l'atto dello "stare seduti".
In origine assumeva essenzialmente due significati: lo stare seduti in una posizione meditativa, che favorisca l'introspezione, e la "seduta" intesa come il supporto, la base, quale un cuscino, un tappeto o simili, sulla quale si adagia, si "siede" appunto, chi medita.
Con āsana si indicano oggigiorno genericamente quelle posizioni che si praticano nello yoga con l'intento di allungare e tonificare i muscoli, favorire la flessibilità ed il movimento articolare, migliorare la mobilità della colonna, massaggiare gli organi interni, ecc.
In questo uso del termine bisogna fare attenzione a non sminuire o addirittura perdere l'aspetto di coinvolgimento dell'attenzione e della consapevolezza essenziali nella pratica degli āsana, a scapito della sola dimensione fisica, muscolo-scheletrica.
L'āsana è piuttosto un processo in cui coinvolgiamo tanto il corpo quanto la mente, il respiro e la percezione.
Si potrebbe per esempio eseguire una posizione che richieda notevoli flessibilità e addestramento muscolare senza che questa possa però essere definita un āsana, escludendo cioè l'importanza dell'introspezione e perciò trasformando la pratica in un esercizio "esclusivamente" fisico (per quanto indubbiamente benefico e di valore).
Mentre al contrario si può eseguire propriamente un āsana eseguendo una posizione all'apparenza molto semplice ma portando nella pratica la concentrazione sul corpo e sulle sue sensazioni, l'attenzione al respiro, la presenza nel momento corrente, la ricerca del risparmio energetico e di una condizione di stabilità.
Così facendo si "assume" la posizione, cioè si prendono consapevolmente su di sé tutti gli aspetti dello āsana, dal più grossolano al più sottile.
Il praticante si colora così di tutte le sfumature che l'atto di assumere la posizione determina nella sua complessità di corpo, mente, sensi, respiro.
Potremmo praticare lo stesso āsana tutti i giorni e scoprire sensazioni diverse, effetti diversi, perché in fondo noi siamo un po' diversi tutti i giorni. Cambia il nostro umore, cambiano i nostri pensieri ed il nostro livello di energia. Ogni giorno potremmo portare nella pratica una consapevolezza diversa ed ottenere risultati diversi.
Come si pratica quindi idealmente una posizione dello Yoga?
- Con tutta la presenza, la consapevolezza di cui siamo capaci in quello specifico momento.
- Ricercando una condizione stabile, comoda e con il minimo sforzo muscolare possibile.
- Ricercando quindi un rilassamento di tutto il corpo, attraverso una respirazione profonda e lenta. Quando un muscolo viene coinvolto in un āsana, si tende a contrarlo fino al 90% della sua capacità mentre spesso basterebbe molto meno: se il muscolo rimane più rilassato, le fibre muscolari possono allungarsi e promuovere una buona flessibilità.
- Portando l'attenzione al corpo, al respiro, alle sensazioni e allenando così la nostra capacità di percepire la condizione generale del corpo e la sua posizione nello spazio.
- Concentrandosi sull'aspetto simbolico dello āsana: molte posizioni hanno il nome di animali ed elementi della natura. Concentrandosi sulle caratteristiche proprie della figura-simbolo, ci vestiamo per un attimo di quelle caratteristiche e ce ne appropriamo ad un livello di comportamento e di postura. Se durante la posizione della montagna ne visualizziamo le caratteristiche, saremmo per esempio più consapevoli dell'importanza di creare una base ben solida sul tappetino attraverso i nostri piedi e gambe, per poterci distendere al meglio verso l'alto senza perdere l'equilibrio. Così come una montagna è ben piantata a terra e questo le permette di svilupparsi sempre più raccolta verso il cielo.
Questa attitudine potrà poi trasferirsi dal corpo a livelli più "sottili".
Nella pratica dobbiamo sentirci a nostro agio, non forzare ma cercare piuttosto di lasciarci andare, di entrare poco per volta nella posizione rimanendo consapevoli di tutti i movimenti necessari al corpo per entrare ed uscire dall'āsana.
Più ci lasciamo andare alla pratica, meno cerchiamo di raggiungere necessariamente un qualche risultato immaginato, una qualche immagine idealizzata dello āsana, e, paradossalmente, più riusciremo nell'esecuzione.
Rispettando sempre i nostri tempi ed il nostro corpo.
Godendo della pratica in sé piuttosto che dei suoi risultati.
Buon yoga a tutti!
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